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Ho incontrato un emigrante quando ero sulla...(continua) |
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Ho incontrato un emigrante quando io e...(continua) |
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Ero in spiaggia , mamma papà ed io volevamo...(continua) |
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Un giorno, mentre andavo a casa, ho incontrato...(continua) |
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Ho incontrato un emigrante quando stavo...(continua) |
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Un giorno, andando a pallavolo, sono entrata...(continua) |
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Era il primo giorno di scuola e io e i miei amici
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Immagine L'Emigrante chi è ? |
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Ho incontrato un Emigrante |
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Racconto di Fabrizio C. |
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Ho incontrato un emigrante quando ero sulla strada
di casa.
L’ho capito dagli strani abiti che portava e dal colorito bruno
della sua pelle. Era un bambino che sembrava più o meno della
mia età. Io l’ho guardato e lui ha proseguito per la
sua strada. Ho visto che si allontanava e allora anch’io ho
continuato a camminare verso casa.
Il giorno dopo, andando a scuola, l’ho visto passeggiare sulla
strada e l’ho guardato meglio: portava una bellissima collana
di talismani e minerali: “Strano” ho pensato “si
vede che dalle sue parti anche i maschi le portano!”
Ho sperato che sapesse parlare italiano e gli ho detto: “Ciao”
e gli ho chiesto se era nuovo del luogo. Lui sapeva già parlare
e mi ha risposto che era venuto da un paese lontano.
Avremmo parlato ancora, ma ho sentito suonare la campanella e sono
dovuto andare a scuola. Purtroppo, tornando da scuola, non l’ho
più rivisto e quindi non abbiamo potuto fare amicizia.
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Racconto di Matteo S. |
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Ho incontrato un emigrante quando io e i miei amici
eravamo in prima, il primo giorno di scuola. Infatti, con noi c’era
un bambino che proveniva dall’Ucraina e si chiamava Oleksiy.
Era un bambino tranquillo, zitto, parlava una lingua diversa e aveva
anche un anno in più di noi: lui ne aveva sette e noi sei.
I primi giorni era tranquillo, ma dopo un po’ di tempo è
diventato amico di tutti. In particolare incominciò ad essere
il migliore amico di Gabriele ed anche il mio. Adesso Oleksiy è
un bambino Ucraino che sa parlare benissimo l’italiano. E’
veramente un bambino che ha imparato in fretta!!! |
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Racconto di Stefania D. |
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Ero in spiaggia, mamma, papà ed io volevamo
andare a fare una passeggiata.
Cominciammo a camminare e ad un certo punto mamma si fermò,
vide un marocchino che vendeva oggetti molto belli da appendere e
rimanemmo stupiti che un marocchino potesse fabbricare queste cose.
Io, prima di dire a mamma e papà di comprare qualche oggetto,
squadrai bene quest’uomo dalla testa ai piedi: aveva dei sandali
un po’ rotti, dei pantaloni lunghi, una camicia con le maniche
corte e la sua carnagione era molto scura.
A quel punto dissi a mamma di prendere qualcosa, lei mi rispose che
erano oggetti troppo costosi. Allora papà cominciò a
contrattare: “Li prendo se mi fai degli sconti!” e lui
non voleva, non voleva proprio. Papà insistette talmente tanto
che lui cedette. Ce li diede a 15 euro invece che a 30 euro. Prendemmo
tre di quegli oggetti da appendere: ecco perché ci fece questo
sconto.
Comunque io penso che questo marocchino avesse proprio la testa dura!!!
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Racconto di Pietro D. |
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Un giorno, mentre andavo a casa, ho incontrato un
marocchino, mi ha chiesto se volevo comprare qualcosa, ma io gli ho
detto che non potevo e allora se n’è andato. Il giorno
dopo l’ho rivisto, era nel negozio di mia nonna e le ha chiesto
se voleva comprare un tappeto. In seguito, lo abbiamo invitato a pranzo
e allora mi ha regalato un gioco. Dopo mangiato ci siamo presentati
e mi ha detto che si chiamava Amed, così abbiamo giocato a
memory, a dama, al gioco dell’oca ed infine io mi sono cimentato
con il gioco elettronico che mi aveva regalato: era molto divertente,
sotto c’era la figura di un topolino. |
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Ho incontrato un emigrante quando stavo andando nel
garage di mio papà, circa due settimane fa.
Era una donna con un bimbo in braccio, in testa portava un turbante
rosso, indossava un vecchio vestito un po’ stracciato e ai piedi
calzava dei sandali consumati dal tempo.
La osservai meglio e data la carnagione più scura, capii che
forse arrivava dall’Arabia.
Non sembrava molto felice; in quel momento mi chiesi se avesse un
tetto sulla testa come tutti noi e un lavoro per mantenere lei e il
suo bambino, proprio in quell’istante vidi scendere una lacrima
sul suo viso malinconico.
Mio padre mi chiamò, ma io gli feci segno di aspettare un attimo,
lei mi guardò e mi sorrise.
Il giorno seguente la cercai invano, ma non la trovai da nessuna parte.
Una settimana dopo, mentre andavo a scuola, la vidi correre verso
di me con parecchi prodotti da propormi, questa volta non aveva più
il bimbo in braccio ed io sperai che non gli fosse successo nulla.
Aveva collanine, bracciali, oggetti particolari ecc..ecc….
Mi chiese: “ Tu qualcosa?”
Io osservai bene quei tesori del suo paese e le chiesi se poteva vendermi
una collana, lei fece un segno di ringraziamento.
Da quel giorno non la vidi più, ma era stata comunque una bella
esperienza!
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Racconto di Martina R. |
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Un giorno, andando a pallavolo, sono entrata in palestra
ed ho incontrato una bambina straniera: era vestita normalmente, ma
la faccia era più scura della nostra ed aveva i capelli strani,
molto scuri e ricci, raccolti in tante treccioline.
Il giorno seguente, andando a scuola, l’ho incontrata mentre
saliva le scale, allora ho capito che era una nuova scolara.
Il venerdì seguente sono andata a pallavolo e le mie amiche
erano già in palestra; io volevo conoscere la nuova arrivata,
perciò mi feci coraggio e le dissi:
“Ciao! Come ti chiami?”
“Mi chiamo Glori!”
Così siamo diventate amiche, ogni volta che mi vede mi parla
di quello che fa a scuola e mi fa piacere. In seguito, ho scoperto
che Glori arriva dalla Nigeria. |
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Era il primo giorno di scuola e io e i miei amici
ci siamo ritrovati a scuola; in mezzo a noi c’era un bambino
nuovo che si chiamava Oleksiy.
Abbiamo notato che non parlava italiano, ma un’altra lingua.
Quando gli abbiamo chiesto da dove arrivasse, lui ci ha risposto che
proveniva dall’Ucraina. Lui non sapeva né leggere, né
scrivere in italiano, come del resto tutti noi. Infatti, la maestra
Ornella e la maestra Claudia ci hanno insegnato a contare, a scrivere
e a leggere.
I primi giorni Oleksiy era sempre silenzioso perché non conosceva
nessuno della nostra classe. Adesso lui ci conosce tutti, parla molto
bene l’italiano e scrive benissimo.
Io penso che è un bambino così bravo che sembra uno
di noi.
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