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Gallery Disegni delle Valli |
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Disegni delle Valli |
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Economia nelle Valli Chisone e Germanasca
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Agricoltura nelle Valli |
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Nella
prima metà del Novecento nelle Valli la popolazione era molto
numerosa e il lavoro del contadino non bastava a sfamare le famiglie,
anche perché, per la maggior parte, possedevano piccoli campi.
I paesi del fondovalle erano piccoli e molta gente abitava nelle borgate.
I prati e i campi si estendevano su per tutta la montagna, i boschi
erano pochi e la legna preziosa, dal momento che tutti la utilizzavano
per il riscaldamento, ma anche per i mobili, per gli attrezzi da lavoro,
per le calzature…
Le coltivazioni più diffuse erano mele, castagne, segala, patate,
viti e poco grano e granoturco.
Quando si raccoglievano le mele si comprava il vestito per tutta la
famiglia; con le castagne la damigiana dell’olio e il petrolio
per illuminare la casa e così via.
Per trebbiare il grano arrivava un macchina dalla pianura, da Pinerolo,
trainata da mucche e quell’occasione era una festa per tutti,
soprattutto per i bambini.
Si allevavano molti animali: mucche, capre, pecore, conigli, galline…
Delle galline si occupavano le donne che con la vendita delle uova
potevano acquistare il necessario per cucire e rammendare i vestiti.
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Artigianato nelle Valli |
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L’attività
artigianale in Valle era piuttosto diffusa e c’erano persone
che non avevano più piccole botteghe, ma uno stabilimento tra
l’artigianale e l’industriale, come quello di Roberto
Incerti che costruiva sfere per le biciclette o le filande per la
lavorazione del filo di seta.
Altri esempi di attività artigianali diffuse in Valle erano:
le falegnamerie, i mulini, le segherie, le fucine. I carbonai erano
artigiani presenti in tutte le zone dove abbondavano boschi: trasformavano
la legna in carbone, che allora alimentava molti macchinari, oltre
a servire per il riscaldamento delle abitazioni.
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Commercio nelle Valli |
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Il
commercio era quasi inesistente.
Si allevavano i bachi da seta e si portavano a Pinerolo a vendere,
così pure le lumache e il carbone di legna.
La stessa cosa si faceva con alcuni prodotti dell’agricoltura
come le mele, le castagne, le uova.
Il mercato era solo a Pinerolo.
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Industria nelle Valli |
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L’importanza
delle fabbriche crebbe gradatamente: nella Valle i primi stabilimenti
erano stati avviati nella seconda metà dell’800, ma nel
1901 il mestiere più diffuso a Perosa Argentina e Pomaretto
restava ancora il contadino (2092 addetti), seguivano gli artigiani
(1074 addetti) e poi gli operai (377 addetti).
Le prime a nascere erano state le industrie tessili ed estrattive
(il setificio Gütermann, il cotonificio di Perosa, il cotonificio
Widemann, l’industria estrattiva del rame, del talco e della
grafite). Per ultima era nata l’industria metalmeccanica (la
RIV di Villar Perosa).
I capitali per la nascita delle industrie erano arrivati spesso da
paesi esteri, come Svizzera e Germania, da imprenditori (Widemann
e Gütermann) che erano in contatto con i valdesi presenti nelle
Valli.
Altri imprenditori erano ricchi proprietari terrieri, come Giovanni
Agnelli.
Nelle Valli c’erano molti corsi d’acqua che vennero utilizzati
per azionare, prima i mulini, e poi le centrali per produrre energia
idroelettrica, indispensabile al funzionamento dei macchinari delle
fabbriche. Le fabbriche così si concentrano nella bassa Val
Chisone, salvo le miniere di grafite a San Germano e di talco in Val
Germanasca.
I primi operai erano persone che provenivano da altri paesi o da povere
famiglie agricole (soprattutto donne e giovani) che lasciavano le
borgate e andavano a lavorare nelle fabbriche o emigravano. Essi vennero
a vivere vicino alle fabbriche, gli imprenditori fecero costruire
villaggi e convitti. In questo modo i centri abitati della bassa Val
Chisone registrarono un aumento di popolazione, come Villar Perosa
che passò dai circa 1400 abitanti del 1901 ai 2500 del 1936.
La prima e soprattutto la seconda guerra mondiale dettero un grande
impulso alle fabbriche che producevano tessuti per divise militari
e armi (come la RIV).
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